A cura di Fabio Scavo
Quali novità, opportunità e criticità emergono dalla nuova normativa contenuta dal cosiddetto Codice Antimafia, entrato in vigore da circa sedici mesi in Italia, e che ripercussioni ci sono sul territorio calabrese. Sono questi alcuni spunti che il Rotary Club di Catanzaro, presieduto dall’avv. Maria Francesca Cosco, con la sezione dell’Associazione Nazionale Donne Elettrici (ANDE) di Catanzaro, presieduto dalla prof.ssa Marisa Fagà, ha inteso proporre organizzando il convegno “Il nuovo Codice Antimafia, problemi e prospettive”, che si è tenuto lunedì 21 gennaio scorso nella sala convegni della Camera di Commercio di Catanzaro. Il dibattito, moderato dal giornalista Romano Pitaro, direttore dell’Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Calabria, ha visto la relazione di Arcangelo Badolati, giornalista della Gazzetta del Sud con all’attivo diverse pubblicazioni sulla materia, che ha sottolineato come “la mafia, se non avesse avuto connivenze nel tessuto politico, non si sarebbe radicata come è invece avvenuto”. Il professore Salvatore Muleo, Ordinario di Diritto Tributario dell’Università della Calabria, ha invece sottolineato come nel nuovo Codice Antimafia ci sia una certa compressione dei diritti di difesa, giustificata dall’ignominia del fenomeno mafioso, per combattere il quale si potrebbe costituire un data-base dei conti bancari di tutti i rapporti intrattenuti a partire dagli ultimi 20 anni ed affidarlo alla Guardia di Finanza, che già grazie alle ordinarie leggi può accedervi direttamente. Il dr. Nicola Durante, Presidente di Sezione del TAR della Calabria, ha invece rilevato come l’informativa antimafia, che prima era pressoché circoscritta alla materia degli appalti, ora sia stata estesa a qualunque attività che necessiti di autorizzazione per essere esercitata. L’avv. Giuseppe Fonte, penalista del Foro di Catanzaro, ha sottolineato come la misura patrimoniale del codice antimafia debba essere modificata perché aggredisce di più il cittadino rispetto alla sanzione stessa. Presenti al dibattito anche l’ex procuratore generale di Catanzaro, Raffaele Mazzotta, che ha fatto presente come la libertà d’impresa, in Calabria ed alla luce della presenza sempre più radicata della ‘ndrangheta, sia fortemente compressa, e come vada rinvenuto e mantenuto un punto di equilibrio tra necessità di indagine e necessità della difesa; e l’ex procuratore generale di Bologna, Emilio Ledonne, che ha sottolineato come il fenomeno mafioso vada combattuto da parte dello Stato con ogni sforzo ed ogni risorsa e come da lungo tempo si sia purtroppo infiltrato anche in territori che prima storicamente non ne erano interessati.
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