di Enrico Sbandi

Massimo Franco, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale Risorse Umane presso l’Università Federico II di Napoli, dallo scorso 1° luglio è Governatore del Distretto 2100 per l’anno rotariano 2020/21. Socio del Rotary Club Napoli, che ha presieduto nel 2009/10, è insignito di nove PHF, del Premio Rotary Cinque vie d’azione, del Premio per il Servizio a favore della Rotary Foundation.

 

Governatore, da Casa Ascione-Museo del Corallo, affacciata sul San Carlo e sulla piazza del Plebiscito di Napoli, lei ha battuto la campana di quella che resterà negli annali come la prima Assemblea inaugurale da remoto e lultima della storia del Distretto 2100. Quali le sue sensazioni?

Sarà un anno certamente particolare. Per le riunioni da remoto alle quali siamo ancora vincolati, che ci spingono a inaugurare un nuovo modo di vivere il Rotary e a costruire nuovi percorsi di relazione, così come ci ha esortato a fare il Presidente Internazionale Holger Knaack. Per l’evoluzione, perché così mi piace definirla, del glorioso 2100 nei Distretti 2101 Campania e 2102 Calabria che debutteranno nell’anno rotariano  2021/22 e ci permetteranno di essere più presenti sui territori. Per la missione che ci siamo dati, sulla scorta del motto “Rotary opens opportunities”, che ci vede in prima linea nel disegnare il cambiamento, anche nel rapporto fra le generazioni: non a caso, i giovani del Rotaract entrano dalla porta principale nel modello Rotary.

 

Quali valori, oltre quelli citati,  conta di trasferiredallesperienza del lockdown – che speriamo resti un ricordo – allattività del Distretto?

Certamente l’attenzione alla sostenibilità ambientale. Già in Assemblea ho riportato le parole di Papa Francesco che, in una rigida giornata piovosa, ci diceva che “nessuno si salva da solo”, e l’esortazione del Presidente Mattarella, a restare uniti, come fattori di ispirazione per una rinnovata e più forte attenzione verso quella che diventa quest’anno la settima  area d’intervento, che va aggiungersi alle sei della Rotary Foundation. Con un pizzico di orgoglio devo dire che fin dai giorni della formazione svolta negli USA, a San Diego, avevo percepito segnali di particolare attenzione verso questo tema e da allora in poi, insieme con il Formatore Distrettuale Ugo Oliviero, abbiamo focalizzato con i Club l’importanza di sviluppare progetti che mettano al centro la salvaguardia dei territori. Lavoreremo quindi per la sostenibilità ambientale nell’accezione più ampia, con ogni iniziativa che ad essa vada a ispirarsi e collegarsi, seguendo l’indicazione del Presidente Internazionale e nel rispetto dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.

 

Lei ha parlato di piccolo sognodel Rotary dei territori. Lo spiega meglio?

È un discorso che trova particolari opportunità di radicamento e sviluppo nel nostro Distretto: il 2100 è il più ampio d’Italia e va governato prestando una grande attenzione ai territori e ai loro Club. In concreto, le 28 zone e le 18 aree in cui abbiamo suddiviso il Distretto, ciascuna con i propri Assistenti e Formatori, sono state invitate a fornire un indirizzo progettuale in tema di sostenibilità ambientale: si sono potute osservare tematiche comuni, come ad esempio la salvaguardia del mare, la tutela dei patrimoni artistici. Su queste vanno costruiti progetti condivisi nel rispetto delle varie identità del nostro articolato territorio.

 

Una delle novità da lei introdotte è quella della premialità: di cosa si tratta?

Per la prima volta, accanto al consueto attestato del Presidente internazionale, ci sarà per i Club anche l’attestato del Governatore: il percorso prevede che i Club del Distretto si misurino su alcune iniziative, quasi un’autodiagnosi, per conseguire una sorta di certificazione basata su cinque punti di efficienza. I primi quattro sono relativi alle aree MyRotary, effettivo, Rotary Foundation e amministrazione, il quinto è affidato alla valutazione generale del Governatore e dell’Assistente del Governatore. Una sorta di cruscotto in grado di misurare l’efficacia e l’efficienza del Club con relativi indici di misurazione dei miglioramenti.

 

Nel suo saluto allAssemblea, il Presidente Knaack ha detto che il Rotary deve anche essere divertente. Lei come interpreterà questesortazione?

La metteremo in pratica prestando bene attenzione all’accezione del termine “fun” adoperato da Holger Knaack: “divertente” non in quanto “svago”, ma come piacere nel fare le cose, nel progettare e svolgere le attività. Quindi, “fun” come tutto ciò che è divertente nel senso del coinvolgimento, dell’ampliamento della partecipazione, che non risulti un aggravio del lavoro quotidiano, ma una sinergia con l’attività che ogni giorno ciascuno di noi è chiamato a svolgere. Il nostro divertimento sarà nel servire sempre meglio.